Inserimento alla materna: quali sono i consigli più utili?

Inserimento alla materna: quali sono i consigli più utili?


Settembre: momento di nuovi inizi. E sono inizi particolarmente emozionanti, quando si tratta di inserimento! Anche voi siete alle prese con il primo ingresso dei vostri pupetti alla scuola dell’infanzia (o scuola materna, se in casa la chiamate così)? 

Ne parliamo con maestra Elisa Benedetti, educatrice della scuola dell’infanzia. 

Zainetto orsetto

Maestra Elisa, sappiamo che di inserimenti ne hai fatti proprio tanti nella tua carriera di educatrice: a parte le solite, validissime, raccomandazioni utili, che cosa senti di voler dire dal profondo del tuo cuore ai genitori e magari in particolare alle mamme che in questo periodo si trovano alle prese con l’inserimento?

Innanzitutto di non sentirsi in colpa! E’ normale che la prima volta che portiamo i nostri bimbi alla scuola dell’infanzia ci sentiamo a disagio, per non dire proprio in colpa: di fatto non vorremmo mai far loro vivere quello che secondo noi è un trauma. E allora siamo tentati di posticipare questo momento, di pensare di poterli tenere a casa con noi (o con i nonni) ancora per un po’. Ma ricordiamoci: più si aspetta, più l’ingresso è difficile!

Nonostante il nostro amore infinito, non possiamo pensare di essere il mondo intero per loro e di soddisfare ogni loro singolo bisogno; è utile, invece, soffermarsi a pensare che quello che gli facciamo è proprio un REGALO a tutti gli effetti: imparare cose nuove, socializzare, trovare nuovi amici, conoscere, sono tutti strumenti utili che doniamo loro per poi andare per il mondo sereni e fiduciosi!

Ci dai un suggerimento da primo giorno?

Non fate vedere che siete tristi, a disagio, che state male o che avete dubbi! E’ fondamentale per il bimbo che mamma e papà mantengano un atteggiamento genuinamente positivo perché lui/lei assorbe a tutti gli effetti gli stati d’animo dei genitori. Proviamo a pensare a quando torniamo da lavoro nervosi e frustrati: immediatamente il bimbo capta l’emozione e la rielabora a modo suo diventando una specie di “molla” difficile da contenere. Lo stesso accade a scuola: il bambino “avverte” naturalmente il senso di colpa dei genitori e lo “usa” magari come mezzo di ricatto: anche questa è una strategia che lui/lei usa per elaborare il disagio dell’emozione avvertita in papà o mamma.

Il bimbo piange? Ma per fortuna! E’ un segnale assolutamente positivo, poiché significa che il bambino avverte il cambiamento, la situazione nuova, che vive i propri sentimenti ed esprime frustrazioni e paure. Sarebbe ben più preoccupante se non si sentisse così sicuro di esprimere le proprie emozioni!

E quindi, quale può essere un pensiero utile e rassicurante per i genitori?

Rispetto a svariati decenni fa, oggi la scuola è un ambiente estremamente amorevole, stimolante, ricco di opportunità di crescita, sia cognitiva sia emotiva!

A volte succede che tendiamo inconsapevolmente a proiettare la nostra esperienza negativa personale sulla situazione odierna: un possibile vissuto di pesantezza, indifferenza, noia, eccessiva severità e rigore sperimentati personalmente da bambini non coincide con quello che succede oggi alla scuola dell’infanzia! Anzi, oggi è proprio l’opposto! 

Personalmente vedo sempre più bimbi che entrano saltellando, si adattano velocemente e con entusiasmo o che magari alle 16 non vogliono uscire.

Scuola dell’infanzia ai tempi del CoVid: quali sono le difficoltà dei bambini?

Il periodo che viviamo è preoccupante sotto vari aspetti: relazioni interpersonali estremamente ridotte, poche occasioni di socializzare, competenze relazionali inevitabilmente ridotte: saper condividere, ascoltare, aspettare e dividere l’attenzione dell’adulto sono abilità importantissime per la vita quotidiana e futura dei bimbi. Ma nella situazione attuale sono purtroppo poco esercitate per tante ragioni. E’ normale, quindi, che i bambini facciano più fatica ad adattarsi all’ambiente nuovo della scuola: bisogna avere e mantenere la pazienza per un tempo prolungato rispetto a quanto sarebbe magari la norma, perché i tempi di adattamento sono più lunghi. 

Non dobbiamo quindi spaventarci di fronte a possibili difficoltà relazionali rappresentante da graffi e morsi fra bambini: il loro verificarsi potrebbe essere più frequente proprio perché storicamente siamo un po’ tornati indietro ai tempi passati, quando i bimbi stavano a casa con mamme casalinghe passando la totalità del tempo con loro, senza avere frequenti scambi sociali, quando il primo ingresso alla scuola dell’infanzia era praticamente un primo ingresso assoluto nella socialità.

Cosa fare?

Ecco che in questa situazione ci vogliono più pazienza e più comprensione, sia per il nostro bimbo sia per gli altri bambini.

E’ fondamentale fidarsi della scuola che si è scelta, fidarsi degli insegnanti, fare domande, esternare dubbi, affidarsi agli educatori: chiedete loro aiuto, perché sono un validissimo supporto!

E poi può essere utile sostenersi fra genitori: al di là dei gruppi di WhatsApp che nascono per la gestione (inutile) di polemiche e critiche, il confronto autentico con altri genitori è un mezzo di sostegno importante nelle difficoltà personali. Dopotutto le esperienze dei genitori sono tutte molto simili fra loro: oggi è il mio bimbo a essere in crisi e dare un morso, domani sarà il tuo a tirare calci e spingere. La mia esperienza può servire a te e viceversa: via libera allo scambio di idee e informazioni, quindi! Del tipo “Tu come hai fatto a risolvere quella situazione? Io invece in quest’altra ho pensato di agire così”.

Non tutti hanno la fortuna di vivere il proprio percorso genitoriale nel “villaggio”, come un tempo, quando le esperienze erano inevitabilmente condivise e quindi fonte di ispirazione e aiuto per gli altri. E allora creiamolo noi questo villaggio, con la tecnologia di WhatsApp o con un bel caffè insieme agli altri genitori! 

 

E le difficoltà della scuola e dei genitori?

E’ un periodo pieno zeppo di regole e regolamenti (nell’infanzia un po’ meno rispetto ad altri ordini e gradi scolastici: là è anche più pesante la situazione!), a volte incomprensibili dall’esterno, a volte imposti dall’alto. Quello che è necessario ricordare è che le regole servono sempre e comunque a mandare avanti il quotidiano. A volte vengono modificate strada facendo, a volte si contraddicono addirittura. Ma per quanto circoscrivano la nostra vita, ognuna di loro ha la sua ragione di esistere ed è un work-in-progress: ci vuole flessibilità da parte di tutti. Le parole d’ordine sono APERTURA, FIDUCIA e FLESSIBILITA’.

Anche tu da mamma sei passata di recente dall’inserimento del tuo bambino: com'è andata?

E’ successo naturalmente anche a me quello che succede a ogni mamma, a ogni genitore.

Mi sono premurata di fare un inserimento da manuale con rinforzi positivi, accompagnandolo in aula, presentandogli la maestra con un bel sorriso e con entusiasmo autentico, anticipandogli che avrebbe passato un po’ di tempo in classe con tanti bambini, che avrebbe conosciuto nuovi amici e fatto giochi nuovi, che avrebbero cantato e fatto le corse insieme. E poi che dopo poco sarei andata a riprenderlo, che ero sicura che si sarebbe divertito tanto e che non vedevo l’ora di farmi raccontare tutti i bei giochi che avrebbero fatto insieme. Naturalmente condito da un “ti voglio bene” e da un “ci vediamo dopo”. 

E lui, da manuale… si è fatto una settimana di pianto! E grazie a Dio! So che questo significa che ha totale fiducia in noi, che può lasciarsi andare e manifestare le sue emozioni con la sicurezza di essere amato e accolto; so che si rende conto di vivere una situazione diversa, che prova comprensibile disagio e che cerca una rassicurazione in noi.


Ma quindi tu eri perfettamente tranquilla, positiva e sorridente?

Davanti a lui sì, ma fuori dalla scuola anche io mi facevo il mio piantino! Dopotutto è una situazione nuova anche per me come mamma! Ma so che è normale tanto quello che prova lui, quanto quello che provo io: evviva le emozioni!


E cosa ti dicevi per riguadagnare equilibrio e serenità?

“E’ normale” e anche “Evviva, il suo sistema emotivo funziona!”. E ancora “Ho piena fiducia in questi educatori e in questa scuola”.



E se il nostro bambino non piange dobbiamo preoccuparci, quindi?

Assolutamente no! Ogni bambino ha i suoi tempi di reazione: c’è chi piange subito e chi inizia a manifestare le sue emozioni dopo settimane o mesi. O magari al rientro dopo le vacanze natalizie. O magari ci sono bambini che non piangono, ma manifestano il disagio della novità in altri modi: richiedendo più attenzione a casa, essendo più vivaci o più chiusi in se stessi; con scatti di rabbia eccessiva o con regressioni.

Ognuno ha i suoi tempi e i suoi modi.


Un ultimo consiglio flash per l’inserimento?

Siate contagiosamente entusiasti!


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